ALTITUDINE 502 m s.l.m
COORDINATE 39°07′N 16°10′E
SUPERFICIE 38,51 km²
ABITANTI 1.857 (31-08-2012)
Piccolo paesino, arroccato sulle colline dell’entroterra tirrenico. Chi si trovasse a passare da questa cittadina medioevale rimarrò particolarmente colpito da due suggestivi simboli: lo sperone roccioso e i resti del Castello che domina il borgo principale, ma anche la verdeggiante natura che circonda il luogo. L’impianto urbanistico e architettonico dell’abitato tradiscono subito le sue origini antiche. Un giro per le viuzze che attraversano il centro ci svelano le bellezze di Aiello, tra queste: Il palazzo Cybo Malaspina (risalente al XVI secolo), gli altri palazzi signorili del sei-settecento, le chiese, la bella e rinascimentale Cappella Cybo presso l’ex Convento degli Osservanti. Infine la montagna, con i suoi alberi secolari ed il boschetto del Casellone in cui è possibile trascorrere una giornata immersi nel verde incontaminato della natura, grazie alla presenza di chioschi ed aree pic-nic ben attrezzate. Un breve soggiorno, in questo piccolo borgo che si pone a metà strada tra il mare (10 minuti dalla costa amanteana) e la montagna, non è sufficiente per assaporare e gustare le bellezze che si offrono al visitatore.
I segni della storia in questo piccolo borgo di Calabria sono ben visibili. Le origini (sebbene alcuni hanno sostenuto fosse la mitica Tilesio, città greca) risalgono ai Romani (il nome Agellus, piccolo campo, da cui deriva il nome attuale ne è una chiara testimonianza). Posto in un luogo strategico, per il controllo delle vie di comunicazione (una deviazione della Via Capua-Rhegium passava proprio da qui), Aiello è stato nel corso dei secoli al centro di aspre lotte di potere. I Saraceni del vicino Emirato di Amantea, come racconta la leggenda, nel tentativo di farlo capitolare “per fame”, furono persuasi a desistere dal genio degli aiellesi che per dimostrare di avere scorte a sufficienza, dalle mura del castello lanciarono delle pizze di formaggio ottenute dal latte delle loro donne. I normanni, nel 1065, guidati da Roberto il Guiscardo lo assediarono per quattro mesi, prima di ottenerne la resa. L’importanza di questo lembo di terra “…grossa, nobile, et civile” è dimostrata nel corso delle alterne vicende storiche. Con gli Aragonesi, il feudo aiellese, dai Sersale fu assegnato al viceré di Calabria e conte di Ajello, Francesco Siscar. Tale periodo per Aiello è molto florido e si registra una notevole espansione demografica, sociale ed economica. Nel 1566 il Feudo aiellese viene acquistato dal principe di Massa, Alberico Cybo Malaspina. Con questa famiglia di origini liguri toscane, lo “Stato di Aiello” passa da contea a marchesato e poi a ducato nel 1605. A questo periodo si devono alcune delle più pregevoli testimonianze architettoniche artistiche e storiche del Borgo antico: il palazzo Cybo e la omonima cappella gentilizia, ma anche il castello, “una delle prime fortezze del regno”, che fu scelta come dimora dal cavaliere Francesco Cybo, dove organizzò una ricca biblioteca con opere rarissime. Nel decennio francese la cittadina passa nella giurisdizione del cantone di Belmonte, quindi nel governo di Rogliano. Successivamente vi fu: la Restaurazione borbonica, poi Garibaldi che unì l’Italia, il Brigantaggio, e il terremoto del 1905 che distrusse buona parte dell’abitato. Nel 1928 prese il nome di Aiello Calabro.
La gastronomia di Aiello Calabro si basa su ricette semplici e genuine, che richiamano i sapori di una volta, come i “cullurialli”, le tagliatelle, i “maccarruni” fatti in casa. Con la calma necessaria si potranno scoprire tutte le particolarità dell’ingegno locale e i prodotti di questa terra: gli insaccati e i formaggi, i sottoli, i prodotti da forno, i fichi lavorati del cosentino. Le occasioni per mangiare tali prelibatezze, di certo non mancano, a cominciare dai punti ristoro di alcune aziende agrituristiche, ai ristorantini del centro.
In particolare nel paese troviamo diverse aziende impegnate nella produzione di prodotti tipici, come quelle dedicate alla lavorazione dei Fichi. Questo particolare frutti arrivarono in Calabria probabilmente ai tempi dei Fenici. Il fico dottato cosentino è riconoscibile grazie alla buccia liscia, colore verde giallognolo e sapore dolce. È una delle varietà migliori per la preparazione di specialità dolciarie, già note anche a Plinio il Vecchio. In alcune aziende del luogo questi fichi vengono essiccati e finemente tritati per preparare il Pandolce, insieme ad altri ingredienti, quali: cioccolato fondente, uva passa, noci e pinoli, oltre a questo particolare prodotto vengono ricordati anche i tarallini aromatizzati al finocchietto, a lievitazione naturale, i fichi imbottiti di noci e ricoperti di cioccolato, aromatizzati ai canditi o al rhum, e i Palloni, fichi avvolti nelle loro foglie e legati con la rafia.
Ultimo giorno dell’anno, un atteso momento di ritrovo in Piazza Plebiscito: “a focara”. I giovani del luogo in questa manifestazione, sfidano le intemperie ed il freddo, nel regalare questo angolo di tradizione aiellese, installando una maestosa pira di legna che richiama anche visitatori da tutto l’hinterland.
Scheda a cura di: “Ragazzi del Servizio Civile di Aiello Calabro”